Monday, December 6, 2010

Serge Latouche in regione

Comunicato stampa: 06.12.2010 15:09
Rubrica:  [Cultura]  [Varie] 

Serge Latouche in regione

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Serge Latouche

 
Economista e filosofo di fama mondiale l'8 dicembre in Sala di Rappresentanza (ore 18)

Due incontri molto attesi in regione per il padre della decrescita, il 6 a Trento e l'8 dicembre a Bolzano. Latouche giunge in regione su invito del Centro per la Pace del Comune di Bolzano e della Provincia di Trento.

Due appuntamenti importanti in regione per Serge Latouche, uno dei più famosi economisti e sociologi del mondo.
E' considerato il padre della decrescita felice. Ha scritto molti libri sul tema di una possibile inversione di marcia rispetto all'attuale modello di sviluppo che ci porta inevitabilmente alla distruzione.

L'incontro di TRENTO (lunedì 6 dicembre Sala Depero/Palazzo della Provincia, ore 20.30) si inserisce all'interno della rassegna "Dialoghi internazionali: Se vuoi la pace prepara la pace" organizzata dalla Provincia di Trento insieme al Centro per la Pace del Comune di Bolzano. A dialogare con Serge Latouche ci sarà Achille Rossi, filosofo, educatore, referente del mensile "L'altrapagina" di Città di Castello, amico dilunga data di Latouche.

L'incontro a BOLZANO (ore 18 Sala di Rappresentanza del Comune) sarà l'occasione per fare una riflessione critica sul consumismo, in vista di una "economia del dono" anche in preparazione al Natale. Insieme a Serge Latouche porterà una sua testimonianza anche il missionario bolzanino padre Antonio Mazzucato.

Serge Latouche (Vannes, 12 gennaio 1940) è un economista e filosofo francese.
È uno degli animatori de La Revue du MAUSS, presidente dell'associazione «La ligne d'horizon», è professore emerito di Scienze economiche all'Università di Parigi XI e all' Institut d'études du devoloppement économique et social (IEDS) di Parigi.
È tra gli avversari più noti dell'occidentalizzazione del pianeta e un sostenitore della decrescita conviviale e del localismo.
Conosciuto per i suoi lavori di antropologia economica, Serge Latouche critica il concetto di economia intesa in modo formale, ossia come attività di mera scelta tra mezzi scarsi per poter raggiungere un fine. Rifacendosi in tal senso al pensiero di Karl Polanyi egli mira a proporre nelle sue opere il concetto dell'economico, rifacendosi alla definizione di economia sostanziale, intesa come attività in grado di fornire i mezzi materiali per il soddisfacimento dei bisogni delle persone.[1]
Critica, attraverso argomentazioni teoriche e con un approccio empirico comprensivo di numerosi esempi, il concetto di sviluppo e le nozioni di razionalità ed efficacia economica.
Nemico del consumismo e della razionalità strumentale, Latouche è un intellettuale che presenta tratti assai personali ed è stato introdotto nel dibattito italiano da case editrici e gruppi culturali della sinistra radicale.
Latouche è uno dei critici più acuti della ideologia universalista dalle connotazioni utilitariste: rifacendosi anche alle concezioni di Marcel Mauss e di Ivan Illich, rivendica la liberazione della società occidentale dalla dimensione universale economicista.
A coloro che nel mondo contemporaneo mettono in discussione la prospettiva universalista, cioè la pretesa della civiltà occidentale di imporre a tutto il mondo una serie di valori considerati validi per tutto il genere umano si obietta d'altra parte che criticando l'universalismo, si può finire nel relativismo e nel particolarismo. Non è stato forse il particolarismo, inteso come l'esaltazione delle culture particolari quello che spesso ha generato divisioni e lotte in nome di una ristretta, egoistica, visione della propria identità?
Latouche ribalta questa accusa addossandola proprio all'universalismo che non è altro che una creazione ideologica occidentale, di un occidente che in nome della propria identità, dell'identità della tribù occidentale, come dice Rino Genovese [2], pretende d'imporre un imperialismo culturale al resto del mondo.
Contro l'universalismo Latouche rivendica invece la necessità di «valorizzare l'aspirazione a un dialogo fra le culture, a una coesistenza delle culture. Per questo alla prospettiva dell'universalismo [opponendo] piuttosto un "universalismo plurale," che consiste nel riconoscimento e nella coesistenza di una diversità, e nel dialogo fra queste diversità.»

 

(mp)
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