Friday, March 18, 2011

Passo dopo passo: tappa al Muro del Lager di via Resia

Comunicato stampa: 18.03.2011 10:48
Rubrica:  [Cultura]  [Varie] 

Passo dopo passo: tappa al Muro del Lager di via Resia

La tappa al Lager di Bolzano: Basilotta è al centro nella foto (Apri l'immagine jpg, 1,394 Kilobyte, 2896 per 1944 pixel)

La tappa al Lager di Bolzano: Basilotta è al centro nella foto

 
Da Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz a piedi per non dimenticare

Ha fatto tappa al Muro del Lager di via Resia a Bolzano il cammino di Gimmi Basilotta della Compagnia Teatrale il Melarancio di Borgo San Dalmazzo che sta proponendo l'iniziativa "Passo dopo passo / Schritt fuer Schritt. Da Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz" che consiste in una marcia a piedi dal Piemonte alla Polonia in memoria di 27 ebrei della provincia di Cuneo deportati nel lager nazista il 15 febbraio del 1944. Una marcia che rientra idealmente nelle attività del progetto "Storia e Memoria: il Lager di Bolzano" dell'Archivio Storico cittadino. Stamane ad accogliere Basillotta ed i suoi accompagnatori, in via Resia davanti al muro del Lager i rappresentanti dell'amministrazione comunale e dell'Anpi.

"Cosa è oggi la memoria e cosa vuol dire ricordare la Shoah, sterminio di massa del popolo ebraico, perpetrato in Europa dal III Reich?
In un suo recente intervento il professor Alberto Cavaglion ci mette in guardia dal rischio di rimanere intrappolati in una sorta di eccesso celebrativo definito "memoriosità": un'impostazione del ricordo, un po' rituale e circoscritta, soggetta alla banalizzazione e portatrice dell'effetto anestesia suscitato dagli eccessi comunicativi.
Tutti dichiarano la necessità di parlare di memoria e soprattutto di FARE, però i metodi e gli approcci devono diventare uno strumento e non una finalità. Ricordare uno o due giorni all'anno scatena addirittura reazioni di avversità, lasciando sulla superficie una memoria effimera che non genera confronto, né invita alla riflessione e non contribuisce a costruire tra le persone relazioni etiche e identitarie profonde.
Per queste ragioni, come artisti di teatro, crediamo sia indispensabile tracciare una linea tra passato, presente e futuro; ecco da dove nasce il senso del viaggio: un viaggio che vuole essere un pellegrinaggio laico in cui la dimensione fisica e quella spirituale si fondono; un viaggio fatto di strada e di fatica ma al tempo stesso di relazioni concrete e di rapporti umani vitali con l'ambiente circostante. Percorrere le tappe della deportazione, fermarsi, incontrare i giovani, significa riappropriarci di una storia che ci appartiene e che non possiamo permetterci di iconizzare.
Un'idea che cerca di ridare significato al "Tempo dell'Uomo" attraverso un percorso in cui la lentezza diventa un valore, perché solo lentamente possiamo ricuperare il tempo della cura di noi stessi e degli altri; procedendo, passo dopo passo, possiamo aggregare e costruire una comunità itinerante che condivide e partecipa; solo lentamente, in punta di piedi, crediamo si debba tornare ai luoghi della disumanizzazione, perché ci vogliono forza, rispetto e umiltà per affrontarli e viverli; solo con pazienza possiamo conquistare una forza nuova capace di creare conoscenza...
La nostra è un'idea che parte dal teatro e, al teatro, attraverso il viaggio vuole tornare; perché crediamo che il teatro per sua natura e origine possa contribuire a restituire una memoria e a ricostituire una comunità, e siamo convinti che in questo percorso possa svolgere un ruolo importante di presidio del dissenso e di lotta all'omologazione
Camminare insieme
L'idea di un cammino verso Auschwitz è lodevole e va sostenuta. "Passeggiare insieme è il modo per me più naturale di tenere i rapporti con gli amici", si confidava così Primo Levi, parlando con Bianca Guidetti Serra.
Scorrendo il progetto di Officina, residenza teatrale della Compagnia Il Melarancio, affiorano molti ricordi, non soltanto l'importanza che Levi attribuiva al camminare insieme. Viene subito in mente Campo di sangue (Mondadori, 2003), libro d'esordio di Eraldo Affinati. "Ma qual è il vero obiettivo?", si chiedeva il giovane scrittore prima di cimentarsi con un'impresa emozionante, ma anche difficile da gestire: "Perché Auschwitz? Solo perché mia madre ha rischiato di finirci? Oppure perché, da un paio di anni, leggo quasi soltanto libri sui campi di concentramento? Perché ho letto Levi, Antelme, Borowski, Semprun, Todorov, Herling, Sereny, Solzenycin, Bauman, Bettelheim, Marrus, Sinjavskij, Salamov, Améry, Wiesel e tutti gli altri?" Nel tentativo di rispondere a queste domande, personali e collettive, Eraldo Affinati ha intrapreso un viaggio di conoscenza e di coscienza verso l'incommensurabilità del Male. Compiuto per gran parte a piedi, il percorso tra Venezia e Auschwitz rappresentava anche l'itinerario simbolico di una cultura romantica che dalle suggestioni di una laguna di acque, di marmi e di merletti precipita nel buco nero dei fili spinati e delle baracche.
Lo stesso carattere simbolico mi sembra assumere il progetto di Gimmi Basilotta, che intendo seguire con particolare attenzione: esso si propone di unire insieme non la laguna del romanticismo, ma le Alpi del Mare, che fecero da sfondo alla vicenda degli ebrei di S. Martin Vésubie, fra 8 settembre e 21 novembre 1943, data della loro deportazione da Borgo S. Dalmazzo per Auschwitz.
Quando nel 1981 raccontai la loro vicenda nel mio libro Nella notte straniera non avrei immaginato che molto tempo dopo, sulle orme di quella "strana gente", proveniente da mezza Europa, si sarebbero messi in marcia alcuni giovani - e meno giovani - coordinati da un'associazione di saluzzesi, che, ogni anno, la prima domenica di settembre, per ricordare l'evento risalgono al Colle Ciriegia e al Colle Finestra; e tanto meno avrei immaginato che sarebbe nato un giorno un progetto molto più impegnativo come questo di Gimmi Basilotta.
Un progetto che mi sembra avere, come già aveva avuto, sul piano letterario, il racconto di Affinati, una forte valenza spirituale e simbolica: si tratta di un viaggio dentro l'Europa, ma anche di un viaggio dentro se stessi, per capire la storia e per capire il ruolo che ciascuno di noi deve avere se vuole conservare memoria del passato senza inciampare nei trabocchetti della retorica.
Alberto Cavaglion
Il viaggio
Il viaggio, di 1913 chilometri, attraversa l'Italia, l'Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia, ha una durata di 76 giorni e inizierà il 15 febbraio 2011, ricorrenza della partenza da Borgo San Dalmazzo degli internati, per terminare il 1° maggio 2011, Yom Ha Shoah, giorno della memoria in Israele.
Il gruppo è che affronta il viaggio è composto complessivamente da nove persone: due attori e un musicista faranno l'intero percorso a piedi, mentre un quarto posto a staffetta di una settimana consentirà ad altri dieci diversi camminatori di percorrere una frazione dell'itinerario; seguono il gruppo a piedi un fotografo, un video maker, un addetto stampa e due autisti, in quanto si prevede il supporto di due unità mobili, una alle spalle di chi cammina per garantire la sicurezza stradale e un'altra che precede il gruppo a piedi di qualche chilometro per ottimizzare la logistica, curare la comunicazione ed annunciarne l'arrivo.
Il cammino prevede giornate di sosta con momenti di incontro, scambio, documentazione e spettacolo nelle comunità locali. L'obiettivo è di convocare lungo il tragitto altra gente e invitarla a unirsi per un tratto del percorso, andando a creare una comunità di memoria in movimento.
Il viaggio verrà preceduto da un'azione di informazione e sensibilizzazione, in modo da creare attenzione e occasioni di incontro durante il passaggio del gruppo.
I partecipanti cureranno tramite il sito www.viaggioadauschwitz.eu un diario di viaggio, corredato di immagini e aperto agli interventi del pubblico.
Book Crossing: in più fermate verrà lasciato un libro e chiesto in cambio un altro, per sottolineare l'importanza della scrittura per la documentazione della memoria.
Ogni tappa verrà dedicata a un deportato e ai suoi discendenti, ricordando la storia della gente nella Shoah, ma anche il ritorno alla vita.
Come atto simbolico che guarda al futuro, si intende trasportare un albero di betulla da piantare all'arrivo ad Auschwitz, mentre nelle diverse tappe, nelle stazioni ferroviarie, nelle scuole o nei luoghi di aggregazione, laddove si trovi qualcuno disposto a prendersene cura e a rendere tangibile la memoria del viaggio alla vita, consegnare un seme far germinare e crescere
Italia - 33 tappe
Borgo San Dalmazzo - Cuneo 10,0 - Fossano 37,0 - Racconigi 69,4 - Moncalieri 99,3 -Torino 107,7 - Chivasso 131,8 - Tronzano Vercellese 162,3 - Vercelli 183,2 - Novara 213,1 - Vittuone 246,6 - Milano 270,7 - Tavazzano 301,1 - Casalpusterlengo 332 - Piacenza 352,9 - Busseto 382,9 - Parma 418,5 - Gattatico 440,6 - Reggio Emilia 462,4 - Modena 487,9 - Carpi 509,6 - Fossoli 514,6 - Suzzara 544,1 -
Mantova 567,2 - Villafranca 595,5 - Pescantina 625,8 - Belluno Ver.se 656,7 - Rovereto 687,3 - Trento 712,4 - Laghetti 743,7 - Bolzano 776,2 - Chiusa 806 - Mules 840,6 - Brenner 866,3
Austria - 25 tappe
Patsch 898,2 - Innsbruck 907,2 - Schwatz 935 - Worgl 970,6 - Kitzbuel 1003,1 -Hochfilzen 1031,6 - Zell Am See 1063,7 - Lend 1089,8 - Bischofshofen 1115,6 - Kuchl 1145,3 - Salzburg 1176,3 - Strasswalchen 1204,7 - Vöclabruck 1238,4 - Wels 1273,5 - Linz 1299,5 - Mauthausen 1325,6 - St.Nikola An Danau 1360,4 - Lehen 1391,3 - Melk 1403 - Krems an Donau 1437,8 - Absdorf 1470,9 - Hoflein an Donau 1499,9 - Wien 1519,1 - Gansendorf 1549,2 - Drosing 1582,6
Repubblica Ceca - 9 tappe
Breclav - 1612,2 - Hodonin 1638,3 - Uhersky Ostroh 1669,6 - Otrokovice 1701,3 - Prerov 1733,5 - Hranice 1764,5 - Studenka 1798,7 - Ostrava 1825,1 - Karvina 1849,5
Polonia - 3 tappe
Chybie 1873,9 - Brzeszcze 1906,9 - Oswiecim 1913
Il Polizeihaftlager di Borgo San Dalmazzo
Chi entra nel cortile dell'ex caserma degli alpini della cittadina, distante otto chilometri da Cuneo, nota a malapena le tracce del Polizeihaftlager di Borgo San Dalmazzo. Nel campo di raccolta di ebrei, italiani e non, attivo tra il 18 settembre e il 21 novembre 1943, posto successivamente, dal 9 dicembre al 15 febbraio, sotto il controllo repubblichino, furono imprigionate circa quattrocento persone, per lo più ebrei di diverse nazionalità europee. Per molti di loro il campo, vicino alla stazione ferroviaria, costituiva il punto di non ritorno di una fuga che durava ormai da cinque anni. Di lì 375 persone, adulti e ragazzi, furono condotti ad Awschwitz, l'ultima destinazione. Alla deportazione sopravvissero non più di 12 persone. Vicino all'entrata dell'edificio, che oggi ospita la sede dell'ASL, e' apposta una targa in ricordo degli eventi del periodo bellico. La storia del campo, diventato insieme alla stazione ferroviaria un luogo della memoria, si suddivide in due periodi distinti.
SETTEMBRE-NOVEMBRE 1943
Con l'8 settembre e il disfacimento della IV Armata era venuto meno ogni controllo italiano sui dipartimenti della Francia meridionale occupati dall'esercito fascista nel novembre 1942. La zona italiana, specialmente il nizzardo e le Alpi marittime, aveva accolto tra il 1942 e il 1943, con un sistema chiamato "residence forcée" che assicurava una complessiva anche se precaria sicurezza, diverse migliaia di ebrei non
francesi rifugiati nella Francia meridionale e braccati dalla feroce persecuzione nazista. Una di queste località di residenza era St.-Martin Vésubie, che finì per accogliere oltre mille ebrei di varie nazionalità vissuti in relativa tranquillità fino alla data dell'armistizio. La val Vésubie è collegata al cuneese da due valichi alpini: il colle delle Finestre e il colle Ciriegia, a oltre 2400 metri di altitudine. Scalando questi valichi, a partire dal 13 settembre, un migliaio di ebrei di St.-Martin cercò la salvezza, nella convinzione che l'armistizio facesse dell'Italia un territorio sicuro. Interi gruppi familiari, per un totale stimato di mille persone, raggiunsero così la valle Gesso alla ricerca di rifugio nei paesi di Entraque e Valdieri, vicini a Borgo San Dalmazzo. Il 12 settembre, con l'occupazione di Cuneo, i piccoli gruppi di antifascisti davano vita ai primi nuclei partigiani. Il 18 settembre un bando del comando SS intimava agli "stranieri" nel territorio a presentarsi al Comando Germanico in Borgo San Dalmazzo. 349 persone, soprattutto ebrei polacchi (119), francesi (56), tedeschi (42), ma anche ungheresi (34), austriaci (25), belgi (22), e alcuni rumeni, russi, greci, slovacchi, croati, lituani e turchi , furono registrati nel campo. Si presentarono spontaneamente o vennero rastrellati e rinchiusi nei locali della caserma. Gli altri fuggiaschi cercarono rifugio presso la popolazione delle valli e qualcuno si unì alle bande partigiane. Grande è la riconoscenza dei salvati e del mondo attento al coraggio dei Giusti tra le Nazioni, nei confronti di molte famiglie, soprattutto contadine, che hanno rischiato la propria vita per nasconderli. La medaglia di Giusto è stata assegnata a Don Raimondo Viale di Borgo San Dalmazzo, a Don Francesco Brondello, alle sorelle Anna e Marianna Giordana di Andonno, che hanno salvato numerosi ebrei.
Agli "stranieri" internati nel campo si aggiunsero per breve tempo gli ebrei di Cuneo, rastrellati e arrestati il 28 settembre ma poi rilasciati, senza alcuna spiegazione, il 9 novembre, pochi giorni prima della deportazione degli "stranieri". Gli ebrei cuneesi cercarono rifugio sopratutto in montagna, mentre gli altri si videro condannati alla deportazione.
Primo convoglio Borgo San Dalmazzo - Drancy - Auschwitz
Per due mesi gli internati della caserma vissero in un regime di segregazione, tuttavia privo della violenza che caratterizzò gli altri lager nazisti. Il 21 novembre 1943, su ordine dell'Ufficio antiebraico della Gestapo di Nizza, 349 stranieri, malati inclusi, furono condotti alla stazione e di qui, ammassati su carri merci, trasportati al Lager di Drancy, via Savona e Nizza. A Drancy, il gruppo proveniente da St. Martin Vesubie rimase circa un mese e poi quasi tutti furono deportati ad Auschwitz il 7 dicembre con il convoglio n. 64. Fecero ritorno in 12
Dopo la deportazione del 21 novembre il Polizeihaftlager di Borgo San Dalmazzo, rimasto vuoto, cessò la sua attività per due settimane.
DICEMBRE 1943-FEBBRAIO 1944
Secondo convoglio Borgo San Dalmazzo - Fossoli - Auschwitz
Nel giro di poco più di due settimane dalla chiusura del campo a gestione tedesca, la Questura di Cuneo, in applicazione dell'ordinanza di polizia n. 5 della RSI, destinò la caserma al concentramento degli ebrei della provincia; nel campo, sorvegliato e diretto da italiani furono internati circa 30 ebrei, i più deboli - anziani e malati -, rimasti nelle proprie case o nei nascondigli; alcuni, provenienti soprattutto da Saluzzo, erano muniti dell'ambiguo lasciapassare di "discriminato". Per questioni demografiche e storiche, dopo il 1930, il numero degli ebrei nelle città di Cuneo, Mondovì, Fossano si era fatto ormai piuttosto esiguo, mentre a Saluzzo si trovava un gruppo importante di sfollati da Torino. Dopo il 2 dicembre, gli uomini furono assegnati al lavoro presso l'organizzazione tedesca Todt, all'aeroporto della Grangia, mentre donne e bambini furono condotti al campo di Borgo San Dalmazzo.
Gli internamenti si susseguirono a ondate; le prime donne furono rinchiuse già il 4 dicembre, ma la maggior parte arrivò verso la fine di gennaio.
Al 31 gennaio1943 gli internati destinati al viaggio a Fossoli erano:
1. Adele Regina Segre, casalinga di Moretta, nata il 24 luglio 1886, internata a Borgo San Dalmazzo il 4 dicembre 1943 (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
2. Anetta Levi, casalinga di Saluzzo, nata il 2 febbraio 1888, internata a Borgo San Dalmazzo il 4 dicembre 1943 (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
3. Delfina Ortona, insegnante di Casale Monferrato, nata l'11 novembre 1904, internata a Borgo San Dalmazzo il 5 dicembre 1943 (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz il 26 febbraio 1944)
4. Ida Moscati ved. Loris, casalinga di Pesaro, nata il 29 novembre 1886, internata a Borgo San Dalmazzo il 5 dicembre 1943 (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
5. Spartaco Segre, ingegnere di Torino, nato il 15 settembre 1902, internato a Borgo San Dalmazzo il 7 dicembre 1943 (rimarrà a Fossoli e sarà poi deportato a Buchenwald e sopravviverà)
6. Lelio Levi, orologiaio di Busca, nato il 7 agosto 1921, internato a Borgo San Dalmazzo il 23 dicembre 1943, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz dopo il 20 aprile 1944)
7. Ugo Jaffe, ragioniere di Casale Monferrato, nato il 31 maggio 1910, internato a Borgo San Dalmazzo il 7 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz il 5 agosto 1944)
8. Guglielmo Valabrega, rappresentante di Roma, nato il 4 ottobre 1888, internato a Borgo San Dalmazzo il 9 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz nel mese di giugno 1944)
9. Giuseppina Valabrega, casalinga di Casale d'Alba, nata il 28 luglio 1887, internata a Borgo San Dalmazzo il 9 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
10. Franco Valabrega, studente di Torino, nato il 3 dicembre 1924, internato a Borgo San Dalmazzo il 9 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà a Buchenwald il 7 febbraio 1945)
11. Walter Greve, industriale di Strasburgo, nato il 9 marzo 1883, internato a Borgo San Dalmazzo il 22 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz il 26 febbraio 1944)
12. Evelyn Greve, scolara di Strasburgo, nata il 1° luglio 1930, internato a Borgo San Dalmazzo il 22 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
13. Carmen Segre in Lattes, agiata di Boves, nata l'11 dicembre 1894, internata a Borgo San Dalmazzo il 24 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz il 26 febbraio 1944)
14. Eleonora Levi, casalinga di Saluzzo, nata il 28 novembre 1913, internata a Borgo San Dalmazzo il 24 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
15. Gemma Levi, casalinga di Saluzzo, nata il 3 luglio 1879, internata a Borgo San Dalmazzo il 24 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz il 26 febbraio 1944)
16. Regina Levi, casalinga di Saluzzo, nata il 23 settembre1910, internata a Borgo San Dalmazzo il 24 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
17. Elia Levi, impiegato di Saluzzo, nato il 7 ottobre 1910, , internato a Borgo San Dalmazzo il 24 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
18. Alda Levi, casalinga di Casale Monferrato, nata il 3 gennaio 1908, internata a Borgo San Dalmazzo il 24 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
19. Levi Angela, casalinga di Casale Monferrato, nata il 5 luglio 1910, internata a Borgo San Dalmazzo il 24 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
20. Lattes Decima, casalinga di Saluzzo, nata il 5 gennaio1887, internata a Borgo San Dalmazzo il 24 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
21. Anna Lattes ved. Segre, casalinga di Saluzzo, nata il 4 luglio 1880, internata a Borgo San Dalmazzo il 24 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz il 26 febbraio 1944)
22. Pia Clelia Levi, casalinga di Saluzzo, nata il 17 maggio 1899 internata a Borgo San Dalmazzo il 26 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
23. Amelia Levi, casalinga di Busca, nata il 30 maggio 1927, internata a Borgo San Dalmazzo il 26 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz in data ignota)
24. Beniamina Levi, casalinga - Mondovì, nata il 20 febbraio 1919, internata a Borgo San Dalmazzo il 26 gennaio 1944, (partirà da Fossoli con il convoglio 8 e morirà ad Auschwitz il 27 gennaio 1945, poco dopo la liberazione del campo)
25. Riccardo Hess, di Seibarsbach, nato il 2 maggio 1911, internato a Borgo San Dalmazzo il 28 gennaio 1944 (rimarrà a Fossoli e sarà poi deportato a Buchenwald e sopravviverà)
26. Alessandro Schiffer, manovale di Oking, nato il 29 novembre 1897, internato a Borgo San Dalmazzo il 6 febbraio 1944 (rimarrà a Fossoli, il 1° agosto del 1944 verrà trasferito a Gries e di lì il 24 ottobre sarà deportato a Auschwitz, dove morirà in data ignota)
Il fonogramma n. 01083, firmato dal questore Finucci e datato 15 febbraio decretava l'invio degli internati a Fossoli e il giorno successivo il commissario prefettizio trasmise l'elenco di 18 donne e 8 uomini riportato sopra.
Il 22 febbraio il convoglio che partì da Fossoli (trasporto n. 8), composto da 12 vagoni merci, carichi di 650 persone, portava, oltre a Primo Levi e all'amico medico Leonardo De Benedetti, anche 23 dei 26 internati di Borgo. Arrivarono a destinazione tre giorni dopo, il treno siglato RSHA, si fermò nella cittadina di Auschwitz, accanto alla banchina detta la "Judenrampe". Quasi la totalità delle persone fu mandata con i camion alle camere a gas. Gli altri 120 furono tatuati con il numero di prigioniero e inviati a piedi al campo. Da quel trasporto tornarono vivi solo 24 deportati italiani, tra loro Primo Levi.
Dei 23 ebrei arrivati da Borgo, con quel convoglio, 5 furono immediatamente mandati alle camere a gas e gli altri 18 perirono prima della liberazione del lager.
Il nostro viaggio da Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz seguirà, passo dopo passo, il percorso del Trasporto n. 8 e degli ultimi internati di Borgo, rimanendo il più possibile vicino alla linea ferroviaria.
I Partner
Un progetto promosso da Officina Residenza Multidisciplinare di Cuneo - Compagnia Il Melarancio in collaborazione con CamminAmare, Il Movimento Lento e Onda Teatro e condiviso dai Ministeri della Gioventù e del Turismo, dalle Regioni Piemonte, Trentino Alto Adige e Veneto, dalle Province di Cuneo, Parma, Piacenza, Torino e Verona, dai Comuni di Borgo San Dalmazzo, Cuneo e Torino, dagli Istituti per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Cuneo, Biella, Novara e Vercelli
Contemporaneamente in un'ottica di convocazione e partecipazione il più possibile allargata, sono attivati partnerariati, collaborazioni e sostegni con Associazioni, realtà ed Istituzioni del territorio, sia nazionali che internazionali, singoli cittadini, con forme di azionariato popolare.
Officina Residenza Multidisciplinare
L'idea di realizzare il viaggio ad Auschwitz è nata all'interno delle esperienze e dei progetti che la Residenza teatrale Officina di Cuneo porta avanti da anni sul territorio.
Officina nasce nel 2002 a seguito di una convenzione tra il Comune di Cuneo, la Compagnia Il Melarancio e la Regione Piemonte.
La residenza lavora nell'ottica di contribuire alla costruzione di una comunità critica capace di coinvolgersi in modo partecipato nei processi di relazione e nei percorsi di creazione artistica: una comunità etica che vive le esperienze e le occasioni anziché consumarle. In questo ambito nasce l'idea di realizzare il viaggio ad Auschwitz: un viaggio fatto passo dopo passo, per avvicinarsi con consapevolezza ai luoghi del dolore, concedendosi i tempi lunghi per una riflessione che si radica e incide nel profondo delle coscienze; un pellegrinaggio laico che vuole essere convocazione e impegno umano e civile."

(mp)

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L'incontro di stamane

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Passo dopo passo

 
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