Archivio Storico: Luciana e Maria Bruna Morabito visitano mostri disegni ex Lager
Luciana e Maria Bruna Morabito di Genova, figlie dell'ex deportato del Lager di via Resia Antonino Morabito, nel 2011 hanno donato all'Archivio Storico del Comune di Bolzano cinque preziosi documenti originali ereditati dal padre. Si tratta di cinque disegni a matita eseguiti nel Lager di Bolzano da A. E. Capurro nel 1944 e nel 1945. Due di essi sono firmati e datati dall'autore. Stamane le due figlie di Morabito hanno visitato la mostra dei disegni allestita presso l'Infopoint dell'Archivio Storico.
Accomunati dall'esperienza della deportazione, i due genovesi Morabito e Ernesto Capurro si frequentarono anche nel dopoguerra. Capurro in segno di amicizia fece dono a Morabito dei cinque disegni esposti. Le figlie di Antonino Morabito ritengono di poter identificare A. E. Capurro con Amelio Ernesto Capurro, noto personaggio dell'antifascismo.
La donazione delle signore Morabito ha un grande valore per la documentazione della storia del Lager di Bolzano poiché il confronto con le poche fotografie del dopoguerra del Lager certificano la puntigliosa precisione dell'Autore.
Inoltre, esso rappresenta un atto di fiducia e stima verso la Città di Bolzano, che dal 1995 si impegna con continuità nel progetto "Storia e memoria: il Lager di Bolzano".
Chi era Antonino Morabito?
Nato a Genova il 10.04.1925, morto a Genova il 17.06.2005.
Arrestato per attività partigiana nel settembre 1944 sul Monte Antola presso Genova, fu dapprima interrogato e torturato dalla Guardia Nazionale Repubblicana di Genova, poi dalla Brigata Nera. Venne consegnato alla polizia germanica della Casa dello Studente, luogo di detenzione e tortura tristemente famoso nella Genova nazifascista, e poi rinchiuso nel carcere di Marassi.
Dal carcere uscì il 6 ottobre 1944 per essere deportato nel Lager di Bolzano, dove venne immatricolato con il numero 4866.
Dal novembre 1944 al 20 marzo 1945 fu trasferito in uno dei campi dipendenti, a Vipiteno. Da Vipiteno nel marzo 1945 parte per un Lager d'Oltralpe di cui non ricordava bene il nome. Liberato il 22 aprile 1945.
Chi era Ernesto Amelio Capurro?
Nato a Sori (provincia di Genova) il 1.07.1904, morto a Genova nel 1989.
L'impegno politico di Ernesto Amelio Capurro inizia presto.
Nel 1928 egli fu processato a Roma dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato: si tratta del celebre "Processone" ai membri del Comitato centrale del Partito Comunista d'Italia, fondato pochi anni prima nel 1921. Tra gli accusati spiccano i nomi di Antonio Gramsci e di Palmiro Togliatti.
Le accuse più pesanti mosse dalle autorità fasciste agli arrestati erano le seguenti: creazione di esercito rivoluzionario, cospirazione, propaganda, istigazione di militari alla disobbedienza, istigazione alla lotta armata contro le classi borghesi e il Partito Nazionale Fascista, oltraggio e vilipendio.
In questo processo il pubblico accusatore dr. Michele Isgrò pronunciò la triste e famosa frase riferita all'intelligenza e all'impegno di Gramsci: "Bisogna impedire al cervello di Gramsci di funzionare per venti anni…". Antonio Gramsci fu condannato a più di venti anni di reclusione, Togliatti fu stralciato dal processo perché latitante, Capurro invece fu assolto.
Capurro era disegnatore e aveva frequentato a Genova la scuola di arti grafiche. Poco si sa invece della vicenda che portò alla sua deportazione nel Lager di Bolzano. E' probabile che il suo impegno politico sia proseguito anche dopo il settembre 1943 e che a causa di esso il Capurro sia stato catturato e inviato nel Lager di Bolzano già nell'estate del 1944. Il numero di matricola di Amelio Capurro, il n. 2063, corrisponde ai giorni tra la fine di luglio e gli inizi di agosto 1944.
Rimase nel Lager di Bolzano fino alla sua liberazione, avvenuta con la dismissione del Lager fra la fine di aprile e gli inizi di maggio del 1945.
L'identificazione dei luoghi ritratti nei disegni è possibile grazie alle poche piante note del Lager di Bolzano, redatte da deportati, e recanti indicazioni circa le funzioni dei vari edifici interni al muro di cinta.
disegno 1
Lager di Bolzano. Infermeria, interno.
Disegno firmato "A E Capurro" e datato sul retro: ottobre 1944.
Raffigura l'interno dell'infermeria, di cui si vedono 8 letti.
disegno 2
Lager di Bolzano. Veduta verso Castelfirmiano.
Sul lato sinistro l'edificio a due piani della lavanderie del Lager, a destra un altro edificio di servizio a un piano. Entrambe si trovano lungo il lato ovest del muro, di cui si intravede una parte. Sullo sfondo spicca la mole di Castelfirmiano.
disegno 3
Lager di Bolzano. Veduta dal blocco celle verso lo Sciliar.
In primo piano sulla destra il lungo edificio adibito a infermeria e cucine del Lager, con i tre comignoli. Alle estremità del disegno si vedono a destra l'edificio in muratura del blocco celle e a sinistra il profilo dei blocchi dei deportati contrassegnati dalle lettere da A a F.
Si vede il filo spinato che delimitava la parte del piazzale destinata all'ora d'aria dei deportati del blocco E, il cosiddetto blocco dei pericolosi.
disegno 4
Lager di Bolzano. Veduta da sud.
Vista dei tre edifici dei blocchi G - I, delle cucine e dei blocchi A - F.
Di fronte, perpendicolare ad essi, il blocco celle, a due piani. Di esso si vede la scala esterna che conduceva al magazzino collocato al piano sopra le celle, dove venivano ammassati i vestiti e gli averi dei deportati, spogliati di tutto al momento dell'immatricolazione nel Lager di Bolzano.
disegno 5
Lager di Bolzano, Veduta verso Castelfirmiano.
Disegno firmato "A E Capurro" e datato 19 aprile 1945, cioè pochi giorni prima della dismissione del Lager.
Interno del Lager di Bolzano; in primo piano a sinistra uno dei due blocchi dei deportati, cioè il blocco G - I. Sulla destra il blocco celle, con la scala esterna ritratta nel disegno 4. Del blocco celle sono visibili nel disegno le coperture delle finestre cosiddette "a bocca di lupo" che avevano la funzione di fare entrare nelle celle poca luce e poca aria. Sullo sfondo due edifici di servizio del Lager e, dietro, Castelfirmiano.
Fino al 17 febbraio Infopoint Archivio Storico Portici 30
Orari di apertura: Lunedì-Venerdì 9-12.15 e 15-16.30. Giovedì 8.30-13 e 14-17.30
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